Lectio Quinta Domenica di Quaresima anno B

 

Invochiamo lo Spirito Santo

 


Vieni, o Spirito creatore,

visita le nostre menti,

riempi della tua grazia

i cuori che hai creato.

 

O dolce consolatore,

dono del Padre altissimo,

acqua viva, fuoco, amore,

santo crisma dell’anima.

 

Dito della mano di Dio,

promesso dal Salvatore,

irradia i tuoi sette doni,

suscita in noi la parola.

 

Sii luce all’intelletto,

fiamma ardente nel cuore;

sana le nostre ferite

col balsamo del tuo amore.

 

Difendici dal nemico,

reca in dono la pace,

la tua guida invincibile

ci preservi dal male.

 

Luce d’eterna sapienza,

svelaci il grande mistero

di Dio Padre e del Figlio

uniti in un solo Amore. Amen.

 


Ascoltiamo la Parola di Dio

 

Ger 31,31-34 Porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore

Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore – : porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore -, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.

 

Dal Sal 50 (51): “Crea in me, o Dio, un cuore puro”.

 

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.

 

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.

 

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno. R.

 

Eb 5,7-9 Per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito

Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

 

Acclamazione al Vangelo:

Se uno mi vuole servire, mi segua, dice il Signore,
e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. (Gv 12,26)

 

Gv 12,20-33

20 Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. 21 Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: “Signore, vogliamo vedere Gesù″. 22 Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23 Gesù rispose loro: “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. 24 In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25 Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26 Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. 27 Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! 28 Padre, glorifica il tuo nome”. Venne allora una voce dal cielo: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!”.

29 La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: “Un angelo gli ha parlato”. 30 Disse Gesù: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31 Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32 E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. 33 Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

 

Meditiamo il Vangelo

Giovanni colloca questo brano subito dopo l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. L’evangelista Giovanni raccoglie qui e nel contesto dell’ultima cena discorsi che probabilmente Gesù ha fatto durante la sua vita pubblica per presentarceli come il testamento spirituale di Gesù. In particolare, in questo brano, Gesù spiega il senso della sua passione e morte ormai imminente.

E’ interessante il versetto appena precedente al nostro testo in cui i farisei, parlando tra loro, dicono: “Vedete che non ottenete nulla? Ecco il mondo è andato dietro a lui!” (Gv 12,19). Letteralmente sarebbe “Ecco il mondo è andato via dietro di Lui”. Il problema dei farisei è proprio questo: la gente se ne va via da loro per seguire Gesù; la gelosia e il voler riaffermare la propria autorità avranno un ruolo importante nella scelta del sinedrio di condannare Gesù. Il versetto 19 si collega al nostro testo perché i farisei dicono che il mondo va dietro di lui e l’inizio del brano di questa domenica sembra confermare la cosa perché alcuni Greci, che “erano saliti per il culto durante la festa” – e quindi probabilmente erano proseliti, cioè non Israeliti convertiti all’ebraismo, oppure Ebrei della diaspora, e cioè Ebrei non risiedenti in Israele – chiedono di vedere Gesù.

Questi Greci si rivolgono a Filippo, apostolo di Betsaida ma che ha un nome di origine greca, e lui si rivolge ad Andrea (anche lui ha un nome greco) e insieme vanno a dirlo a Gesù. Questi Greci sono spinti dal desiderio di vedere Gesù e possiamo leggere questa cosa da due punti di vista: da un lato non essendo della Giudea vogliono cogliere l’occasione di essere a Gerusalemme per conoscere Gesù, dall’altra rappresentano i non ebrei che aderiranno al cristianesimo secondo la “profezia” dei farisei: “Ecco il mondo è andato dietro a lui”. L’evangelista Giovanni scrive verso la fine del primo secolo dopo Cristo quando molti non Ebrei, in particolari molti Greci, sono già diventati cristiani.

È importante sottolineare che questi Greci sono saliti a Gerusalemme per la festa di Pasqua e cioè per andare a rendere culto al tempio, luogo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, ma ora chiedono di vedere Gesù, l’Emmanuele, il Dio con noi; Gesù è veramente Dio in mezzo al suo popolo.

Voler vedere Gesù, volerlo incontrare, è il primo passo per diventare credenti; pensiamo ai due discepoli di Giovanni Battista che seguono Gesù e a cui lui dice “Venite e vedrete”, oppure a Zaccheo che sale sull’albero perché vuole vedere Gesù e poi si converte.

Probabilmente questi Greci sono stati attratti dall’ingresso trionfale a Gerusalemme che ha visto Gesù acclamato come “re di Israele” (Gv 12,13 e 12,15); per questo Gesù, volendo sgombrare il campo da ogni cattiva interpretazione, parla della sua glorificazione attraverso la morte.

Gesù dice “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato”: non è una glorificazione del Messia come si aspettano i Giudei, e cioè di un Messia che trionfa contro i nemici di Israele instaurando il suo regno terreno; è l’ora della vera manifestazione del volto più vero di Dio e cioè del suo amore per noi. Il brano di domenica scorsa diceva “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito” e parlava dell’innalzamento del Figlio dell’uomo e cioè della sua morte in croce. Gesù ci sta dicendo che quest’ora è giunta e da questo gli uomini capiranno quanto Dio li ama; per questo dice “quando sarò innalzato attirerò tutti a me”.

Ma non è giunta solo l’ora di Gesù, è giunta anche l’ora per ognuno di noi perché davanti alla croce di Cristo bisogna prendere una posizione, per questo dice “ora è il giudizio di questo mondo”: dobbiamo deciderci se amare la nostra vita in questo mondo, e cioè se vivere in modo egoistico mettendo al centro noi stessi, oppure se seguire l’esempio di Gesù e cioè donare la vita per amore, e in questo modo conservarla per la vita eterna.

L’esempio del chicco di grano è molto bello e illuminante. Il chicco di grano dona la sua vita aprendosi per generare una nuova pianta che farà molti altri chicchi. La “gloria” per il chicco di grano è aprirsi, spaccarsi, per far germinare la vita di una nuova pianta e portare molto frutto e cioè dare nuova vita. Anche noi se viviamo in modo egoistico e chiuso non portiamo frutto e rimaniamo soli, ma se accettiamo di donare la nostra vita per amore, se moriamo a noi stessi e ci apriamo a Dio e ai nostri fratelli produciamo molto frutto. Per fare questo bisogna uscire dal nostro guscio e cioè vincere il nostro egoismo e fare della nostra vita un dono per Dio e per gli altri

Inoltre l’immagine del chicco di grano richiama l’Eucarestia: il chicco macinato diventa farina e poi pane che sfama e dà la vita.

Allo stesso modo Gesù, il Figlio unigenito di Dio, non vuole rimanere solo e per questo non conserva gelosamente la sua vita divina, ma, assecondando la volontà del Padre, fa della sua vita un dono perché anche noi potessimo diventare figli dello stesso Padre.

“Chi ama la propria vita”, e cioè chi vive in modo egoistico, “la perde”; se il seme rimane chiuso nel suo guscio marcisce senza portare frutto. Chi invece vive la propria vita come un dono vedrà che questa, con l’aiuto di Dio, diventerà una vita una vita feconda che trasmette e genera vita, e in più “la conserverà per la vita eterna”.

“Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore”: Gesù ha fatto della Sua vita un servizio al Padre facendo sempre la Sua volontà; così anche il discepolo di Gesù, e cioè ciascuno di noi, è chiamato a fare della sua vita un servizio a Dio nei fratelli. C’è una canzone che esprime bene il dono della vita nel servizio ed è “Servo per amore”. Gesù, per amore del Padre e per amore nostro, si fa servo e dona tutta la sua vita fino alla morte. Anche noi, suoi discepoli, siamo chiamati ad imitarlo. Forse non dovremo offrire noi stessi in un sacrificio cruento come quello di Gesù sulla croce, ma siamo chiamati a morire ogni giorni a noi stessi cercando di vincere il nostro egoismo, il nostro orgoglio, la nostra superbia, le tentazioni della carne e del mondo. Questo è quello che Gesù intende quando dice che dobbiamo odiare la nostra vita in questo mondo. La vita è dono di Dio: è un grande dono e per esso dobbiamo ringraziarlo, ma non dobbiamo custodire gelosamente e egoisticamente questo dono; è un dono fatto perché noi lo mettiamo a frutto e il nostro modello è Gesù che si è fatto servo per amore. Se vivremo in questo modo saremo sempre con Gesù perché lo serviremo nei nostri fratelli e il Padre ci onorerà come ha onorato il Figlio e cioè facendoci salire dove è salito Lui che ora siede alla destra del Padre. Non è solo la promessa della vita eterna, ma è qualcosa che si realizza fin da ora.

Gesù dice “Adesso l’anima mia è turbata”: è lo stesso turbamento che i Vangeli sinottici racconto che Gesù ha vissuto nell’orto degli ulivi e anche all’ora Gesù sceglierà di compiere la volontà del Padre fino in fondo perché si fida dell’amore del Padre e del Suo progetto di amore per Lui e per noi.

Gesù non cerca la propria gloria, ma la gloria del Padre, e Dio ci mostra la sua gloria facendoci vedere quanto ci ama e cioè fino a dare la vita per noi. La gloria di Dio si manifesta sulla croce perché è proprio sulla croce che si manifesta tutto il Suo amore per noi.

E il Padre ama e onora Suo Figlio, e con Lui tutti quelli che sono capaci di donare la vita per amore.

 

Spunti per la riflessione personale e la condivisione:

  1. Siamo consapevoli dell’amore con cui Dio ci ha amato e ci ama? Lo ringraziamo per questo?
  2. Nella nostra vita cerchiamo la nostra affermazione personale, la nostra “gloria”, oppure siamo capaci di fare della nostra vita un dono nel servizio?
  3. Ci fidiamo del progetto d’amore di Dio per noi o preferiamo custodire gelosamente la nostra vita?

 

Preghiamo con la seconda colletta: O Padre, che hai ascoltato il grido del tuo Figlio, obbediente fino alla morte di croce, dona a noi, che nelle prove della vita partecipiamo alla sua passione, la fecondità del seme che muore, per essere un giorno accolti come messe buona nella tua casa. Per il nostro Signore Gesù Cristo.

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